lunedì 9 luglio 2012

Analisi politica perfetta.



La migliore analisi politica degli ultimi mesi. La gente dovrebbe stamparsela in testa, e ricordarsela bene nel 2013.

venerdì 8 giugno 2012

Nel momento in cui capisci che tutto quello che ti ha sempre circondato, che tutte le realtà che ti hanno sempre riempito ogni singolo giorno, non sono altro che castelli di carta, ogni cosa crolla al primo respiro. La rabbia non è un emozione, non è un sentimento, non è assolutamente nulla. E' assuefazione, un conglomerato di ogni minima parte di te stesso che non aspetta altro che sgonfiarsi dopo essere esplosi come un bomba che distrugge ma non mira a nulla se non a distruggere. Ogni cosa è illuminata direte voi. No ogni cosa è buia, torbida, piena di bugie, di avversione. Non sento più niente e forse non vorrei far altro che scappare via. Eppure rimango sempre qui come se non ci fosse nient'altro da fare. Come se non sapessi che ci sono migliaia di vie d'uscita. Il mondo è sempre stato bello perché vario, ma a volte vorrei solo che si soffermasse per un po' sulle cose belle, stabili, immobili. Niente mi ha mai colpito come l'amore. Un sentimento che ti viene quasi insegnato dal tuo stesso corpo. E nulla c'entra l'amore di cui parlo con il sesso. L'amore di cui parlo è quello che tu provi per quelle persone che con te sono sempre state. Loro e soltanto loro sanno come amarti, come comprenderti, come prenderti. E solo loro sanno far crollare tutto nel peggiore dei tuoi incubi. Come un tornado che colpisce quei poveri castelli di carta, rendono le giornate buie, le notti fredde e insonni, e quel mondo che realtà ne ha fin troppa si immerge nei meandri più profondi del tuo io. Sei solo polvere che attende di essere spazzata. Ma vorresti solo che quella polvere che consideri sempre in eccesso rimanesse li, ancora un giorno, ancora un giorno. Nessuno è disposto realmente ad ascoltarti perché tutti sono solo disposti a fare i loro interessi. Nel giorno in cui la gente lo capira, saremo forse tutti un po' più uniti. 
Sei solo quanto non lo sei stato mai. Ma in realtà sei solo come lo sei sempre stato. Le unioni più strette vengono divorate pian piano dall'animo umano che non conserva più niente di razionale. Come se la carne da macello non avesse altro che bisogno di essere macellata. Vorresti sparire. Ma sai che forse non sei mai comparso.

lunedì 28 maggio 2012

SoHo, morte psichedelica

Piano dopo piano, l'adrenalina saliva. Come un condotto senza freni che collegava il mio cervelletto a tutto il corpo. Ero una fibrillazione unica. La stanza era spoglia, lui era li in attesa di un rapporto probabilmente. I suoi occhi prima del primo colpo erano incredibili, il dilatarsi quasi istantaneo delle sue pupille, lo stupore e poi la paura. Soprattutto la paura. Un colpo, un altro, un altro ancora, sangue che ricopriva quelle lenzuola così candide. Sangue sulle pareti, sangue dappertutto. Ora era peggio di carne da macello, un grumo di carne da macello, tendini spezzati, muscoli dilaniati, viso contratto. Era solo carne. I cristalli mi stavano invadendo il cervello, la cocaina li rendeva più limpidi, più chiari. Questo non era pagare per uccidere, questo era uccidere per uccidere. La vita era un concetto superato, un concetto antiquato per come la mia mente si era aperta. Un gioco assurdo, impensabile, proibito, aveva preso l'assoluto controllo su di me. Dilaniare questo sconosciuto era diventato quasi un obbligo per le mie mani. L'avevo preso, ucciso, buttato via come un giocattolo rotto. SoHo era stata teatro dei miei omicidi molte volte, mai un indizio, mai un errore, la perfezione di un drogato, l'ossesione dell'errore, che non può accadere. Osservare quella stanza piena di sangue mi ricordava la mia infanzia, un susseguirsi di curve che non erano altro che emozioni non capite, non colte, non ritrovate. O forse solo la ricerca di un delirio, una riproduzione vivida, nitida, del caos interiore che solo un bambino può contenere.
La ricerca infinita della perfezione doveva chiudere quel cerchio, dare l'ultimo colpo di pennello per quell'enso, quella firma che ormai contraddistingueva i miei crimini.
Il cerchio doveva chiudersi, l'Italia doveva essere l'ultima tappa.

domenica 13 maggio 2012

Party Love. Roma.

Calava, l'alcool, calava come non mai. Mai si era visto in tutta Roma un party più marcio. Shots shots shots everybody! Risuonava nelle mie orecchie mentre calavo l'ennesimo Jager bomb.
Ragazze di cui non conoscevo neppure il nome riempivano la mia bocca delle loro lingue. La gente saltava ovunque e dovunque; piscina, terra, tavoli. Era il delirio della ricchezza, del lusso più sfrenato. Lo status simbolo di quel mondo alla deriva. Lo spreco come obbiettivo di vita.
Potevo avere ogni sorta di cosa, droghe, donne, follie di ogni genere e tipo, eppure lei mi sfuggiva sempre.
Ogni festa, li con il suo sguardo impenetrabile, i capelli neri come il cielo nelle notti di pioggia. Occhi di puro vanto nobiliare, lapislazzuli che non smetti mai di guardare. L'amore che ti coglio un po' alla sprovvista, quando meno te lo aspetti..o forse quando sei meno razionale. 
Eppure lei resta li, come una stella che si ostina a splendere in quel cielo inquinato. Un vestito panna e nero, delicato e ricercato. Tu invece sei li, spaparanzato su una poltrona di un lercio indefinito, con il tuo abito d'arta sartoria che ormai è un vago ricordo d'eleganza. Per non parlare del tuo ciuffo, ridotto a una frangia spettinata e impregnata di sudore, alcolizzata quasi quanto te. Il baffetto ricercato e forse l'unica cosa che ancora ti distingue dal resto di quel marciume. Il naso chiede ancora pietà per la coca da bagno. La sciarpa Louis Vuitton è ormai un tenero asciugamano che adorna le tue spalle. 
Insomma caro Marco cosa vuoi offrire alla tua fiamma? Il verde del tuo sguardo. 
Ti alzi, ti risistemi con finta non curanza, accendi la sigaretta, uno due quattro passo e smeraldi e lapislazzuli si sfidano in un gioco di colori, nella notte dove il colore a reso tutto più nero. - Com'è che in un posto come questo c'è spazio per certi sprazzi di arte contemporanea?- esordisci. - Non so, in fondo l'arte è relativa.- Risponde saggiamente lei. Diavolo quanto devo vomitare. - O no un saggio conoscitore di opere qual è la mia figura ha il pieno controllo del sapere è sa quando gli viene proposto qualcosa di raro, non fuggire via da me, non scappare, non pensare che io sia il solito ricco egocentrico, lascia che io ti possa mostrare il mondo per quello che è realmente, un capolavoro nel quale tu sei una delle punte di diamante, una di quelle cose che ci fa ancora addormentare felici nelle notti di tormenta- Che fottuto poeta delle notte. -Come siamo poetici Casanova di Wall Street, ma il mondo per come lo vedo io è gia ampliamente ricco di bellezza anche senza il tuo aiuto, kiss kiss bang bang..- Non fece in tempo a finire la frase che il mio vomito stava invadendo la strada 4 piani più in basso dell'attico. Sentii solo la sua voce mormorare: -Bello il tuo mondo poeta-. 
Bella figura di merda. E vomitai ancora.

lunedì 30 aprile 2012

Milano-Roma: Storia di un semi Dio

La solita stupida e splendida settimana della moda. Luci soffuse ed elettriche inondano le passerelle, artisti della bellezza vengono ridicolizzati in nome dell'arte e io me ne sto li con il mio nuovo taglio anni 30' che farebbe invidia anche a mio padre. I colori sgargianti di Comme Des Garcon vengono risucchiati dalla mia voglia di buio. Mi immergo nell'ambiente solo dopo la prima sniffata, in quel bagno così lucido, così vuoto. Un colpo di correttore e le cicatrici dell'acne spariscono, risistemiamo un po' questa cravatta e respiriamo. 
-Questo Champagne è dannatamente delizioso!- strilla lo pseudo elegante davanti a me, fa schifo idiota. 
Penso questo eppure me ne sto li a guardare questo essere che vuole essere che vuole essere fashion agli occhi di qualcuno che spera a sua volta, lo farà diventare qualcuno. Ma pulisciti il culo con il tuo foulard di Hermès. 
Scappo da quell'edificio, salgo in Bentley e dico a Fernando di portarmi via da quel luogo dove l'umana stirpe ha perso il concetto di applicazione pratica della ragione. 
E lui fila veloce, sfreccia tra il traffico di Via Montenapoleone, sfiora soltanto Via della Spiga..Osservo veloce il mio studio. Ogni cosa vola via nel dimenticatoio, assorbita dai rumori, dall'artificio dell'uomo. 
Quasi come la sigaretta tra le mie labbra. I polmoni inalano piano la morte, come a gustare quel mix di suicidio psicologico e fisico che mi sta uccidendo; Fernando accelera, io fumo e poi tiro. 
Noi amiamo la vita quasi quanto ciò che assumiamo per distruggerla. Corey Taylor inebria il mio udito come forse non ha mai fatto, nella sua versione più pulita.
L'Iphone 4s non smette più di vibrare e io quasi per offenderlo, non la smetto più di non rispondere. 
Un bel luogo? L'autostrada è un bel luogo, anzi è uno splendido luogo. Vicino a te ci sono solo le luci, nessuno che ti guarda, nessuno che ti parla, nessuno che ti giudica, nessuno che ti crea problemi. Vicino a te ci sono solo le luci di chi come te ha scelto quel luogo per venire a respirare. 
220 km/h. Gli occhi si muovono veloci e la mente li segue a ritmo. Tutte quelle sagome di natura morta, quelle case, quel buio e quei cartelli verdi che ricordano che Roma è lontana.
250 km/h. Sei tu e la morte. Siete uno di fianco all'altro solo che tu puoi scegliere, ti puoi girare, guardarla e dire: vaffanculo ok?!? Sono un pezzo di merda ma non morirò stasera ok?! Puoi dire quello che vuoi, ma io non morirò. Oppure puoi sparare in testa a Fernando, con la pistola che tieni sempre con te sotto quel maledetto sedile, e dire dai giochiamo, proviamo a vedere chi ha la Dea Bendata dalla sua parte, chi se la scopa stasera eh?. Così tiri fuori la moneta, quel 2 euro Monegasco, tiri, pensando tra te e te che tu hai croce, perché Dio, sono o non sono meglio di Cristo?!...1..2..3..frazioni di secono e Puc!..alzi la mano destra, osservi lentamente con il tuo sguardo smeraldo dal cuore di faggio, e alzi gli occhi al cielo che non puoi vedere. Respiri, e poi sussurri quasi a non farti sentire..ho perso. E dunque vivi, per continuare a sognare un giorno di morire.
Urli:- Fernando! Rallenta, Roma è ancora lontana-.
Guardi in faccia la realtà, ti accorgi di quanto orrida essa sia e tiri ancora la polvere bianca. 
Via Condotti è la tua meta.

lunedì 10 ottobre 2011

Inneres Auge

Come un branco di lupi che scende dagli altipiani ululando
o uno sciame di api accanite divoratrici di petali odoranti
precipitano roteando come massi da altissimi monti in rovina.
Uno dice che male c'è a organizzare feste private
con delle belle ragazze per allietare Primari e Servitori dello Stato?

Non ci siamo capiti
e perché mai dovremmo pagare anche gli extra a dei rincoglioniti?
Che cosa possono le Leggi dove regna soltanto il denaro?
La Giustizia non è altro che una pubblica merce...
di cosa vivrebbero ciarlatani e truffatori
se non avessero moneta sonante da gettare come ami fra la gente.

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Con le palpebre chiuse s'intravede un chiarore
che con il tempo e ci vuole pazienza,
si apre allo sguardo interiore: Inneres Auge, Das Innere Auge

La linea orizzontale ci spinge verso la materia,
quella verticale verso lo spirito.
Ma quando ritorno in me, sulla mia via,
a leggere e studiare, ascoltando i grandi del passato...
mi basta una sonata di Corelli, perchè mi meravigli del Creato!

http://www.youtube.com/watch?v=Q21jdADhW30

Come As You Are.

Incontrarsi, non è che l'inizio della separazione. Osservavo questa scritta in giapponese che ornava il mio braccio sinistro. Un nuovo tatuaggio per un nuovo inizio. Oddio le Dunhill, erano ancora li poggiate sul comodino, come quei cazzo di cerotti per smettere. Il libro era il solito mucchio spartano di parole privo di significato. Il telefono era staccato come 3 mesi fa. I Nirvana intonavano le loro tristi note come ieri e l'altro ieri. Ogni cosa non era illuminata. L'effetto della Marijuana afgana era nell'aria, anche i mobili erano intontiti. Il mucchio di peli che adornava la mia testa continuava ad assumere forme astratte, nuove, misteriose, surreali. Voglio un fucile! Voglio un fucile ora, una merda di fucile per sparare in testa a quei fottuti vicini che non hanno nient'altro da fare che divertirsi a far intonare al loro marmocchio orribili canzoni che fanno sembrare Gigi D'Alessio uno dei migliori cantanti del globo. Fateli smettere. Ora.
Perché diavolo la gente non sa convivere con altra gente? Sembra così facile per gli animali..Bah voglio un diavolo di branco dove mangiare e scopare senza tanti complessi.
Mentre accendo il quarto spinello cerco di capire se quel mobile davanti a me è davvero storto o c'è qualcosa di troppo che scorre nei miei neuroni; mentre cerco di avvicinarmi al fantomatico oggetto, perdo l'equilibrio e sbatto violentemente la testa a terra, spiaccicando il mio zigomo e la guancia sinistra sul lurido pavimento.
Ogni cosa è capovolta. I libri accatastati sul mio tavolino ora sono semplici da leggere, Elie Wiesel-La Notte, Jake Adelstein-Tokyo Vice, 1Q84-Haruki Murakami. Ognuno di quei libri, mi ha tenuto compagnia in questi mesi..Eppure nel mio manoscritto personale, le parole continuano a scarseggiare e peggio, sono qui per terra che non mi ricordo e soprattutto non trovo la forza per riuscire ad alzarmi.
Quel maledetto marmocchio merita di bruciare nel cherosene. Io merito di macerare nell'alcool. Fottiti bambino di merda.



mercoledì 5 ottobre 2011

New Human World


Beijing 08.00 27/03/2052

Frenetiche le persone passavano ininterrottamente davanti al mio sguardo. Era quasi difficile mantenere la concentrazione ad un livello tale da poter scrivere senza essere continuamente disturbati. Il solito bar dove mi stavo apprestando a scrivere oggi era stranamente sovraffollato.
Dalla grande crisi del 2012, Beijing aveva riacquistato grande fascino e forza. La popolazione aveva toccato cifre record e quest'anno si apprestava a sforare le 200.000 unità. Un record per il mondo intero. Le roccaforti su cui il mondo aveva ricostruito le proprie ceneri erano in fondo un po' l'immagino o meglio l'emblema della rinascita. Niente nasce dal nulla ma si materializza mano a mano grazie al passato.
New York, Roma, Abu Dhabi, Tokyo e Beijing. Queste erano le cinque punte che rispecchiavano la rinascita del genere umano.
Il potere si era smistato in queste cinque grandi città. Il popolo non aveva divisioni ne tanto meno il mondo era stato ridiviso in miliardi di province e stati. Ora c'era un grande e unico stato denominato New Human World. Le amministrazioni erano curate da un grande consiglio popolare, con a capo un primo ministro. Erano state reinserite le tasse e ogni tipo di funzione pubblica necessaria per un perfetto riassestamento mondiale.
A capo del governo centrale oggi c'era Eliezer Johnson, uno dei così detti eletti da Dio.
Già perché quasi tutte le maggiori cariche erano state assegnate quasi per meritocrazia divina ad una nuova “casta” che sembrava essere stata scelta da Dio in persona. La “casta” era formata dai sopravvissuti, cioè quelle persone che prima della grande cura erano sopravvissute al virus Z12. Come scelte da Dio, essere erano immuni al virus che non le attaccava. Gli Unti dal signore (così denominata in seguito) erano la maggiore organizzazione del nuovo Mondo. Essi come detto in precedenza erano a capo di quasi tutte le maggiori istituzioni del nuovo Mondo ed erano stati scelti in base alle loro precedenti credenziali prima dell'Apocalisse Z12, così rinominata. Anche in seguito ai 7 anni di rinascita, così chiamati per gli investimenti e l'aumento esponenziale della popolazione i loro ruoli non erano cambiati. Le regolari elezioni svolte in seguito avevano confermato sui maggiori gradini del potere tutti i precedenti padri fondatori, confermando così al potere la nuova casta degli Unti dal signore.
Nel New Human World era possibile professare qualunque religione liberamente, ma la popolazione aveva ormai conservato solo la religione Cristiana e la religione Ebraica, eliminando o quasi l'Islam e quasi tutte le religioni di stampo asiatico, visto che i padri fondatori (circa 5000 persone) erano quasi tutti esclusivamente di religione Cristiana ed Ebraica.
Ogni cosa era pian piano tornata al suo posto e questa nuova dimensione di unione mondiale aveva permesso una completa o quasi rinascita. Nel New Human World era presente ormai una nuova situazione, che sembrava aver fatto capire all'uomo, quanto era possibile cambiare gli errori del passato e quanto l'Apocalisse Z12, era stato come un segnale che qualcosa di grandissimo andava cambiato. La lettura popolare era chiara. Sei i padri fondati, se gli Unti da Dio, erano loro non c'era alcun dubbio che era stata riposta in loro la chiara volontà di cambiamento.
Dio è diventato nuovamente il fulcro di ogni giorno, e le città riconvertite e completamente ristrutturate rispecchiano ciò nelle Chiese e nelle Sinagoghe che riempono le strade.
Riponiamo in voi il futuro Grandi Padri fondatori.
Così concludevo il mio editoriale di storia e realtà attuale che scrivevo ogni settimana per il quotidiano del New Human World.
Il quotidiano si chiamava Daily World e riportava ogni giorni quasi 100 pagine di notizie. Io ero uno dei maggiori storici e scrittori del giornale. E alternavo la mia attività nel quotidiano alla mia attività di scrittore.
Ogni giorno cercavo di aggiungere frasi al mio nuovo libro, ma le difficoltà sembravano infinite.
Il mondo era ricco e voglioso di capire cosa c'era intorno a se e il Daily World mi toglieva già troppo tempo dalla mia compagna.
In più la frenesia dei continui lavori in corso rompeva il silenzio così tante volte da far sparire anche la notte.

Fine Introduzione


Base Vostok 04.37 02/09/2012

-Generale Steelheart, sono arrivati i risultati dell'esperimento numero 3764. E' incredibile generale, non riesco a esprime la mia emozione. Il virus Z12 è debellato-.
Il generale, un uomo dal fisico prestante e muscoloso, prese tra le spesse e forti come tenaglie mani, il documento che il militare visibilmente estasiato quasi sconvolto li aveva appena consegnato. Dalle analisi appena fatte si poteva dire che era stata trovata un cura. Il Virus non era in grado di resistere alle terribili temperature della base Vostok e gli scienziati e militari che si occupavano della missione segreta erano riusciti per la prima volta nella storia a debellarlo. Forse c'era ancora una speranza che non tutto fosse perduto.
Il Generale quasi sconvolto, prese correre verso i piani inferiori dell'incredibile edificio completamente immune alle temperature esterne e nascosto dal resto dell'ormai quasi scomparso mondo. Al di sotto nei piani più remoti e nascosti gli uomini in nero presero a guardarlo con aria interrogativa. Senza battere ciglio Steelheart prese a parlare con il suo solito stile di voce roco e inorecchiabile: - Abbiamo trovato una cura, abbiamo trovato una cura! Il virus è finito! Quel maledetto e schifoso virus è finito!-.
Gli uomini in nero si scambiarono qualche rapido sguardo, recuperarono i documenti che stavano sfogliando, li riposero nelle loro valigette e alzarono i tacchi, passando di fianco a un inerme e quasi terrorizzato generale, dal loro completo e totale disinteresse alla cosa. Ordinarono di andarsene. Il generale pochi secondi dopo ancora immobile per il precedente shock senti all'improvviso che le sue forze erano completamente finite, un foro perfetto gli attraversava il cranio. Il corpo ormai privo di ogni input, cadde rovinosamente a terra, mentre il killer, afferrandolo per i piedi lo trascinò fuori dalla sala.
Sapeva che quel giorno sarebbe arrivato, ma non avrebbe mai pensato che il corpo del generale pesasse così tanto . Si tolse i guanti in pelle, si asciugo il sudore dalla fronte e con un rapido gesto delle dita fece capire ai capi che ormai era stata fatta pulizia.
Poche ore dopo della base non c'era più traccia. Bombe localizzate attraverso studi precisi l'avevano dissolta in pochi minuti. E la ruota era pronta a girare.

lunedì 3 ottobre 2011

Inizio introduzione


New York 08.45 02/09/12

Silenzio. Il silenzio era ovunque, per le strade, nei palazzi, nelle auto, nel mare, nel cielo. Il silenzio dominava anche il vento. Spento dalle sofferenze che vibravano anch'esse silenziose.
Osservandomi le mani pensavo a quante vite e soprattutto a quanto ego codesti strumenti di perfezione, avessero contribuito a rendere allo stesso modo l'umanità un posto migliore e peggiore, in una sottile linea di ilarità che rendeva gli uomini così ironici.
Niente vita a New York. O per meglio dire, niente vita negli Stati Uniti d'America e in gran parte del resto del mondo. Sì in gran parte. Nutro ancora un vago sentimento di speranza, che qualcuno su questa terra maledetta da Dio, sia ancora vivo.
Io, Ricardo Kercher, uno dei migliori e più famosi chirurghi plastici degli Stati Uniti, qui fermo seduto su questo sporco marciapiede a fissare le mie dita affusolate e pensando che forse sono l'ultimo sopravvissuto al virus Z12. Sì, l'umanità è stata completamente devastata da questo virus. Il virus Z12 è un virus che si è sviluppato nell'anno 2012 per l'appunto, cominciando a mietere vittime nel sud degli Stati Uniti, precisamente in Florida. Questo virus sembra essere comparso dal nulla, proprio come un apocalisse destinata a distruggere l'umanità. Nessun medico, nessuno scienziato e nessun ricercatore è mai riuscito a trovare una cura, nessuno. A poco a poco ogni membro della razza umana è collassato infettato da un virus con un tasso di mortalità pari al 99%. Dai quasi 7 miliardi di persone si è arrivati a 70 milioni. Pian piano il virus è riuscito a contagiare anche le popolazioni nordiche dove sembrava indebolirsi, e la popolazione mondiale si è ridotta fino a un numero indecifrabile. Potrei essere anche l'ultimo rimasto.
Il virus ha però una stranissima anomalia. Non contagia qualche persona. Sembra incredibile ma ci sono delle persone che sono immuni al virus. Studiate e ristudiate non si è mai riusciti a trovare una soluzione. Sembrano scelte da Dio. I così detti unti dal signore.
Io faccio parte di quella ristrettissima cerchia. Ma che io sappia nel mondo non ne rimangono molti. Potrebbero anche essere soltanto una decina e sparsi nei posti più disparati.
Io sono bloccato qui. A New York. Tra le case abbandonate e le macchine lasciate a marcire. L'unica cosa che ancora si sente è il silenzio. Il mondo è ormai una tomba.
Vivo nel mio attico di un grattacielo ormai vuoto. Ho fatto provviste di cibo scorrazzando per la città con la mia Bentley Continental Gt. Non so più cosa fare della mia vita. Ormai ogni cosa ruota attorno alla speranza che un giorno qualcuno trovi i miei messaggi abbandonati sul web e riesca a raggiungermi in qualche modo. Ma dubito che ci sia ancora qualcuno..Dubito di non essere il capolinea.

martedì 6 settembre 2011

Eh in un attimo ogni cosa scompare. Il silenzio è la tua tomba.Voglia di scomparire di non alzare lo sguardo mai più. Ogni cosa è solo una insignificante sfumatura. Ricordi e immagini scompaiono. Ti sei rialzato sempre senza destare mai nessun sospetto, hai tenuto duro hai evitato rotture. Alla fine hai buttato via ogni cosa. Sei rimasto un dannato incompleto.
Forse pensavi al tuo futuro come il tuo cervello lo immaginava. Ciò che vedi ora sono solo lacrime che bruciano il volto. Ogni emozione è scomparsa. Il dolore ti avvolge come un cancro.
Perdere ogni cosa, ogni certezza, voglia di rompere ogni cosa intorno a te. Voglia di alzarsi da quel brutto incubo. Ora sei solo. Ora sei tu la colpa.
Cadi e ricadi ancora, sprofondi nelle tenebre che ti avvolgono come in un terribile sogno. Sei solo un'immagine persa nel vuoto. Sei solo. Non hai fuga. Non voglio perderti ancora...Ho rotto ogni cosa senza spezzare il mio corpo..Ho perso.
Chissà se un giorno al mattino..vedrò il soffitto di una stanza senza essere spazzato via come le ceneri dal vento..Vorrei sparire come Heath Ledger dalle sue paure..Vorrei non essere più un peso per nessuno...Vorrei che la mia esistenza non fosse mai cominciata..Ho pianto come non avevo mai pianto prima...Ho Ho Ho...Ormai non ho e basta..Voglio il mio deserto dove perdermi..Voglio smaterializzarmi..Fine..Sì perché se ce una cosa che ho imparato e a capire che ad ogni cosa c'è una fine...Siamo noi che dobbiamo capirlo e dobbiamo accettarlo..Vorrei trovare anche la mia di fine..


sabato 27 agosto 2011

Introduzione. Le viscere del potere.

Così i due si presentavano al grande pubblico. Vestito come uomo di tutti i giorni il primo, tatuaggi da rockstar che ricoprivano petto e braccia, come a dimostrare una libertà che nessuno può avere. Barba incolta che occupa un viso determinato convinto, indistruttibile. Lui era il culto della personalità. L'uomo che dall'immagine sapeva rendersi un culto, un dittatore, un presidente, un messia. Attraverso le parole, mai a caso, mai sottili e volgari, mai casuali, poteva prendere il tuo cervello rigirarlo fino allo sfinimento. Poteva controllare le masse. Essenziali per il corretto funzionamento del suo progetto a lungo termine. Ma nessuno è perfetto.

La sfida.

Ho aspettato tutto questo tempo, mi sono lasciato pestare, mi sono lasciato dominare. Nell'ombra vi ho controllato uno per uno, vi ho presi nella mia ragnatela. Ora si fa il mio gioco. Quanto è bello vedere le proprie pedine mangiarsi a vicenda. Nessuno può mangiare il Re. Perché il Re controlla le pedine. Il re sono io. Sono qui per giocare, non smetterò mai. Il potere è la mia droga, l'ambizione la mia benzina. Voi siete solo lo scarto. Gli inserti. Io sono il mio Dio. Su le mani, è ora della star.

Culto della personalità

Le mie parole ti controlleranno, ti possederanno, io sarò il tuo Dio. Nei miei occhi vedrai i tuoi sogni e le tue ambizioni. Ogni tua azione sarà sotto il mio possesso. So le tue paure. Controllo le tue emozioni. Kennedy e Mussolini sono solo vaghe mie imitazioni. Ogni volto che mi osserverà mi vorrà dare il premio nobel. Io sarò la tua pubblicità occulta. Come il peggiore dei serpenti, mi infiltrerò nella tua mente priva di barriere e il tuo inconscio cadrà tra le mie braccia. Vedrai in me il Rock, il Blues, il comunismo e il fascismo. L'anarchia del potere e la forza del denaro. Vedrai in me la sicurezza, il futuro il progresso. Vedrai in me la vittoria. Non aprirai mai più gli occhi. Io sono il tuo vero messia. Gandhi e Stalin sono ormai passati. Sarò la tua guida per la finanza per lo sport. Per tutto. Io sono il culto della personalità. I'm the best in the world.

sabato 20 agosto 2011

Sei tu.

Sei tu così vuoto così insensibile. Sempre a perderti nei ricordi. Sempre a scioglierti nel passato. Sempre a cadere nel buio del futuro. Sei tu che osservi le goccie di sangue che scendono lentamente. Sei tu che hai perso ogni emozione nei giorni che tanto cerchi di ricordare. Sei tu che non hai più personalità. Sei tu che sotto la maschera non hai più nulla.

Inizio

Ogni uomo sulla terra, che sia grande, che sia un bambino, che sia un vecchio, che sia un adolescente o che sia un uomo in generale, sogna. Ognuno di noi sogna, sogno io, sogni tu, sogniamo tutti!. Ogni cosa che ci circonda fa comparire in noi quel piccolo brivido di volontà di possesso che ci porta a immaginare per noi quel futuro roseo che nel 99.99% dei casi non si avvererà mai.
Ecco io ero un ragazzo di questo tipo, giovane, scapestrato, con il sogno un giorno di essere un genio ribelle. Nato in un periodo di boom economico per un paese che di boom economici ci vive come gli Stati Uniti, giravo per le strade di quella Los Angeles ,tanto odiata all'inizio e tanto amata alla fine, con l'idea di spaccare il mondo con le mie idee futuristiche e la mia voglia di rivoluzione. Non andò proprio così per i primi tempi, la scuola era un disastro e ogni anno bisognava arrampicarsi con le unghie per non cadere, mentre nella solitudine sperimentavo la varietà del mondo, canne e tabacco da rollare a volontà e nelle grandi occasioni anche droghe pesanti. Il mondo californiano era pieno e vivo, un po' come la mia pelle che si offriva piano piano alla mano dei tatuatori. Il tricipite del mio braccio destro mostrava con orgoglio la scritta "best in the world" mentre il mio piede sinistro un'ala allungata che ricordava la mia voglia di spiccare il volo verso i lidi del successo.
I soldi non erano un problema finché c'erano i genitori a cui scroccare ma raggiunta la maggiore età volevo subito partire alla riscossa. Niente sembrava andare verso la direzione giusta, il college non sembrava certo alla mia portata e più tempo passavo fuori e più mi avvicinavo al mondo delle droghe.
Poi la svolta.

Introduzione, passo uno parte 2

Mister V, lui era il grande direttore d'orchestra, non c'era azienda che non pendeva dalle sue labbra, le multinazionali erano il suo pane quotidiano e i politici erano le sue più care pedine. Uomo giovane e ambizioso Mister V portava con su di se una barba lievissima e perfettamente curata di un colore rossiccio molto simile al castano ma di una tonalità leggermente differente. Capelli perfettamente in ordine tenuti indietro naturalmente, anch'essi rossiccio scuro.
Ogni membro aveva un appellativo, niente di astruso o ancestrale, una lettera, di un alfabeto a scelta o in rari casi un numero.
 I membri finora elencati sono i membri più influenti del consorzio. Sì consorzio, era questo il nome della più importante e segreta società istituita dall'umanità per avere il tutto di tutti senza il niente di niente.
Questo gruppo di umani per eccellenza era un'elite di personaggi sconosciuti capaci di impossessarsi di ogni cosa attraverso gli anni, finanza, religione, politica. Loro erano i costruttori del puzzle. Loro erano i fondatori della vera essenza dell'umanità.
Non era una società segreta o cose del genere, era semplicemente un gruppo di uomini che si incontravano ogni mese e decidevano le sorti del mondo, poiché il mondo era nelle loro mani, controllavano il denaro, controllavano Dio, controllavano chi controllava noi; ogni cosa passa per questi uomini.
Ma questa è solo un'introduzione. Questa storia non ha come protagonista questi uomini. Questa storia ha come protagonista, me.

venerdì 19 agosto 2011

Introduzione, passo uno

Il sole secco e bruciante colpiva con i suoi potenti e massacranti raggi UV il mio corpo depresso e denso di sudore, macero.
Vedevo le loro macchina avvicinarsi, un susseguirsi di Rolls Royce Phantom scure dal cofano cromato, una in fila all'altra, poi si passava alle Maybach 62, Bentley Mulsanne e Continental Gt di seconda generazione.
Targhe di ogni genere e tipo. Non si trattava di politici, di capi o di grandi uomini culturali. Erano     semplicemente loro, gli uomini.  
Sì perché non c'è appellativo migliore per codeste persone. Uomini, surrogati naturali di ricchezza, possesso e e soprattutto, dominio. Perché queste sono parole chiave. Come sono parole chiave: potere, cocaina, politica, organizzazione. 
Questi uomini, sono pensatori, luridi pezzenti sfruttatori di altri uomini. Sì perché l'evoluzione dei cosiddetti "uomini" e dovuta semplicemente a un istinto di dominio. Loro erano il puro e limpido senso di dominio. Niente propaganda, niente copertine, niente grossi nomi risonanti nelle testate e nelle televisioni, tanto era ovunque e in ogni dove e in ogni campo, tutto e non solo, loro. 
Ci ritrovavamo qui, ogni giorno della del mese corrispondente al numero del mese nell'anno. La riunione quest'oggi era il 2 febbraio, poiché il due era anche il numero corrispondente dell'anno di febbraio. Oggi era il 2 febbraio 2011. Erano qui per la loro solita riunione, il loro rituale. 
Mister A, controlla Altria Group, una delle multinazionali più importanti del mondo, regina degli alimenti e del tabacco. Accanito fumatore di St'Moritz al mentolo, è un uomo riservato, media statura, capelli lunghi tirati indietro a formare una sorta di cipolla e barba lunga ma mai incolta e non piacevole. Un Gesù moderno non c'è che dire. 
Mister G invece, controlla la General Eletric, multinazionale regina nella produzione di tecnologia e servizi. Mister G non ha nessun problema a dire al presidente degli Stati Uniti d'America di fare quella cosa e di farla adesso. Uomo elegante, sguardo penetrante, penna e fazzoletto pronti nel taschino, fragranze fruttate di Creed's sempre con se, occhiali Persol per un unico difetto, la vista; baffi e barbetta a incorniciare quel viso scavato e affascinante. 
Mister XY, controlla multinazionali come Wall Mart, McDonald's, Coca Cola Group, Pepsi Group, Boeing, Rolls Royce e così via. E' un uomo che non ha mai tralasciato nulla dalla sua vita. E il suo corpo e consumato dagli eccessi. Caduto tra le fiamme in un party mortale Mister XY è ustionato sul 50% del corpo, soprattutto nella parte superiore ed è costretto a girare molto spesso senza indumenti sul petto per via della continue iniezioni che i suoi medici personali devono fargli sul corpo ormai ridotto a brandelli. Nonostante ciò la sua Davidoff dalle labbra non manca mai.









sabato 23 luglio 2011

No chance in Hell

Un drink. Bentley, Rolls Royce, Ferrari. Non ci sono possibilità all'inferno. Soldi, soldi ovunque, soldi a palate. Jet privato, villa a Beverly Hell's. Nessuna possibilità all'inferno. Il mondo è ai tuoi piedi. Non ci sono possibilità all'inferno. Su andiamo tutti assieme, crolliamo tutti assieme. Droga a fiumi nelle vene, farmaci che inondano il cervello in fibrillazione. Nessuna possibilità all'inferno. Mai farsi notare, vola basso e continua a volare. Donne, donne a non finire.
Una brezza mattutina. Le voglie che sfiorano l'asfalto. Il sangue accelera guidato dall'ultima aspirina. I volti sembrano maschera di cera che attendono solo di sciogliersi. Il mondo è una palla priva di luce.
Mi sento incompleto e perso. Le voci non rispondono, la mente non mi lascia libero, sono oppresso da catene che non vedo, il pianto infinito del mio corpo. Mi sveglio per inerzia, apro gli occhi e non vedo nulla che ricordi la luce. Il tunnel sembra infinito e scuro. Sono solo un fiore che non ha mai avuto i petali. Ci provo e ci riprovo ma la scalata sembra così difficile. Vorrei della pelle calda da accarezzare.
Le vibrazioni scorrono veloci nei canali del mio cervello. Una piccola orchestra intona cori funebri. Le dita si muovono piano, le stagioni passano veloci.
Corri, corri via, scappa. O quanto vorresti essere davvero solo. Affranto dalle colpe, dalle urla, da chi non ti ha mai amato nel verso giusto. Tu, lui, lei, loro. Chi osserva chi ascolta, nessuno vedo le onde che investono la tua piccola e inerme figura..Vuoi morire, vuoi morire così tanto che pensi al suicidio così tante volte che ti svegli e credi di essere morto. Vuoi che quelle onde, che quelle maledettissime onde ti portino via con loro, vuoi affondare per sempre in quell'oceano di dolore, ipocrisia e tristezza che ha oppresso la tua figura ancora prima che la mano divina la disegnasse. Sei solo dolore. Sei nato nella tristezza, hai incanalato la tristezza, la rabbia, hai incanalato le emozioni che non volevi vedere, sono diventate il tuo Iceberg, le tue più grandi paure, il tuo più grande peso..Sei crollato, ti sei sciolto, ti sei smaterializzato. Tu non puoi resistere. Vorresti distruggere tutto e tutti. E' finita è finita è soltanto finita...Finita..



lunedì 27 giugno 2011

La persi e la ripresi con la forza che non avevo

Dopo giorni terribili, in preda al panico e al dolore mentale e psicofisico, il mio corpo allo stremo delle forze e di ogni logica collocazione aveva riluttato il mio tentativo di sopravvivenza portandolo più che altro ad un estremo tentativo di suicidio. Il cocktail micidiale di alcolici e farmaci aveva ridotto le mie fibre a piccoli sarcomeri deboli e sfilacciati. Lei era diventata un miraggio, una visione da acidi. Avevo deciso di dipingerla.
Ore e ore passate a rivedere e a ripensare uno dei periodi artistici più travagliati e particolari della mia penosa carriera avevo riscoperto il piacere di dipingere e avevo raffinato le mie doti su quel soggetto paradisiaco. Inoltre per il caldo afoso e terribile che colpiva quelle giornate, la splendida figura misteriosa se ne stava rinchiusa in casa con le sue finestre spalancate e il suo corpo divino in attesa di un segnale portato dal vento.
Il blu dei suoi occhi era introvabile, come il rosa della sua pelle, e la sua rappresentazione grottesca quasi drammatica rendeva a pieno la difficoltà e la fragilità della mia mente.
Un lussemburghese sperso in terra spagnola innamorato della figura più eccitante che il suo sguardo avesse mai catturato in attesa di un romanzo che non arriverà mai coperto da amore e dolore racchiusi in un maledetto dipinto.
Fottuto quel giorno che la vidi, o quanto la voglio prendere baciare possedere, la voglio scopare in ogni angolo della sua casa e voglio che il mio corpo in migliaglia di rapporti lunghi intensi e provocanti le trasmetta tutte le sensazioni che racchiude dentro di se. Voglio che quel suo corpo che ora mi sembra così lontano diventi parte del mio corpo come un nuovo organo in grado di darmi nuova vita. Voglio che le nostre effusioni siano prolungate e distaccate soltanto dalla tua candida pelle che ricopre il blu introvabile a intervalli regolari. Voglio del sesso che sia amore ma che si distacchi così tanto dall'amore che l'eccitazione nuda e cruda avvolga i nostri corpi e li pervade per lunghe ed interminabili ore.
Così il mio romanzo prendeva vita, mentre nel resto del tempo, tra patatine al formaggio e bicchieri lunghi e profondi di vino rosso la mia mano consumata ed epica, riproduceva senza sosta su una tela sentimenti mai ricambiati.
E poi il silenzio. La visione si trasforma. E il mio corpo esplode pervaso ormai da emozioni perverse.

domenica 26 giugno 2011

Guardando l'attimo che fila via.

Foglio dopo foglio, l'inchiostro non serviva neanche più era solo il contorno del vuoto che accompagnava le mie giornate, eppure attraverso quel vetro vedevo tutto ciò che avevo bisogno. Gambe perfette, ogni giorno colori diversi che si appoggiavano al suo corpo incastrandosi come in un opera d'arte il tocco finale dell'artista, le perle blu che occupavano il suo viso si voltavano verso questi vecchi mattoni pieni e le singole cellule del mio corpo vibravano mandandomi in uno stato di estasi di blocco temporale indefinito. La sua pelle simile e distante a ogni rosa era riempita dall'inchiostro che tanto mi mancava in singoli punti che sembravano scelti casualmente ma non avevano niente di casuale, il nero dei suoi capelli contrastava come un fotomontaggio la lucentezza del suo sguardo. La vedevo che si vestiva, che guardava svogliata il giornale, che osservava con vanità giovanili le sue piccole mani. I miei fogli vuoti erano sempre più pesanti e il mio affittuario sempre più irritato, il mio sguardo invece era sempre li, fermo e immobile a osservarla, l'incantesimo si spezzava ogni qual volta i suoi passi affrontavano le scale di quel vecchio palazzo e la mia depressione sprofondava in quelle pagine bianche dove solo il mio inchiostro sarebbe dovuto sprofondare, le mie mani consumate si grattavano in una frustrante attesa di un ritorno che avveniva sempre più tardi. Lo dicevo io, mi aveva fatto perdere oltre alla mente anche il tempo che poi non è alto che una concezione meramente mentale. La mia psicologa prima che le spiegassi che non potevo più pagarla mi ripeteva che dovevo incontrarla, che dovevo parlarle, spiegarle che ogni giorno la osservavo maniacalmente e sapevo ogni parte, ogni centimetro di lei. Lei non capiva cosa voleva dire osservare, cogliere, captare, elaborare. Uno scrittore fallito deve sempre saper osservare, capire che cosa sta guardando.
Lei era l'unico motivo del mio non suicidio, non avevo mai avuto paura della morte, in realtà la vedevo più come una decisione di finire ciò che non ti soddisfa.
Il telefono squillava da giorni, agente, editore, ex fidanzata rompi coglioni, affittuario, tutti volevano delle risposte, io volevo soltanto lei, quel suo sguardo sempre ammiccante, quella sua pelle perfetta, quel suo fisico statuario. Non era un'attrazione fisica, ne spirituale, ne tanto meno la vedevo come la mia musa visto che non tiravo giù due righe da troppo tempo.  Lei era lì io ero qui, due sguardi che non si incrociano mai, due vite che non hanno nulla in comune, due palazzi di epoche diverse, due età che non coincidono, due modi di vedere il mondo che sono distanti. Quante fottute e inutile seghe mentali.
Faccio un sogno ricorrente. Io apro la porta di una stanza, una stanza molto cinematografica, una porta che fluttua nel vuoto più assoluto, la porta è bianca è la salvezza, io la apro sapendo che li dentro ci sarà lei e invece c'è solo un'altra porta e il gioco va avanti all'infinito finché il caldo o le sostanza ad alto tasso di variazione nervosa variano per l'appunto il mio stato di debole umano parzialmente rincoglionito.
Una volta avevo provato a mangiare un amanita, un fungo allucinogeno che si trovava nel bosco, quel corpo perfetto che contemplavo ogni giorno al posto di sparire rimaneva li e le uniche allucinazioni che avevo erano quelle che mi facevano credere di tornare a scrivere.
Ogni tanto quando la guardo penso, forse aveva ragione mio padre, non ho mai fatto quello che volevo nella vita, perché l'unica cosa che volevo fare nella vita non l'avevo ancora scoperta. Era guardare. Il guardarla era una benzina naturale, un anticorpo vivente verso ciò che aleggiava nel resto. Inteso come mondo.
Quando sfioravo la mia pelle ancora cicatrizata dagli ormoni giovanili pensavo chissà com'è la sua pelle, sarà morbida, liscia, soffice..e poi lei veniva risucchiata dagli impegni e dal suo maledettissimo telefono dal quale non si staccava mai. Il mio HTC invece non riusciva proprio a risucchiarmi, vibrava e suonava ma la mia grande dote e forse l'unica era continuare a guardare quella finestra senza distrazione, fa più male l'ignorare che la rabbia.

lunedì 13 giugno 2011

E' gira tutto intorno alla stanza una notte di mezza estate.

Onestamente, chi cazzo ha voglia di scrivere? Nessuno, io onestamente ora non ho proprio voglia di fare un cazzo di niente zero assoluto davvero niente di niente. Veramente me ne starei volentieri sdraiato sul letto a sfogliare i pensieri come pagine di giornali eppure nonostante ciò sono qua e non so neppure perché.
Cazzeggio dietro a una cazzo di tastiera scura che non mi trasmette nulla che non sia noia su altra fottuta noia. Evidentemente la mia mente ha passato il momento post fine della scuola il momento scazzo generale, il momento mostra il tuo lato tenero Only F*****g man !. Tutto sfila davanti come un'icona inutilissima del tuo altrettanto inutile IPhone. I bassi dominano abbattiamo la voce fuck yeah!. Obbiettivamente è così. Questo tempo di merda mi da letteralmente alla testa mi lascia quasi un vuoto che non puoi neanche immaginare davvero una rottura di cazzo incredibile. Eppure oggi al ritorno sotto la pioggia ero quasi rilassato dal sapere una volta ritornato a casa di poter cazzeggiare in simpatica allegria con me stesso. Basta mi sono rotto il cazzo. Magari chiudo pure questo blog e evito di aprirne altri.

mercoledì 8 giugno 2011

It's time to play

Il respiro affannoso mentre lo osservava. L'ondulazione dei polsi mentre le mani stringevano un unione quasi simbolica. Sentiva le loro sensazioni, le loro emozioni filtrare nella sua mente, apparire come un cumulo di informazioni mal'espresse, mal concepite. Ogni piccola ondulazione del corpo inerme davanti a lui creava un brivido un movimento impercettibile sulla sua pelle. Lo continuava ad osservare come un prezioso premio, un interessante creatura.
Non indossava maschere o oggetti simili il suo volto nella notte sarebbe stato perfettamente riconoscibile a un occhio abituato al buio, barba ispida e poco curata sul suo volto, un piccolo anello al labbro inferiore, i capelli tirati indietro ogni cosa era al suo posto in quel momento, tranne lui stesso.
Colpo dopo colpo la sua espressione non cambiava mai, tranne qualche rapido movimento del labbro in senso compiaciuto e soddisfatto. Non l'aveva mai spaventato il sangue e l'udito era sempre stato staccato in quei momenti, come una bolla per l'appunto, le grida i movimenti per scostarsi tutto era finito molto prima del previsto in quei momenti, un taglio netto alla senza via di scampo, le sue mani ora poggiate sui polsi della vittima, il viso ormai era spento e bianco. Il tempo non era mai esistito per lui.

martedì 31 maggio 2011

ἀποκάλυψις

"Sveglia!, Non mi senti?! Ho detto sveglia!."
Una voce urlante mi sradica da un sonno profondo, piccoli schiaffetti colpiscono la pelle del mio volto. Gli occhi stanchi e mal allenati degli ultimi giorni si aprono lentamente filtrando la troppa luce rivolta verso il mio volto. Di fronte a me una figura, un uomo possente, quasi 1,90, mi si pone davanti. Colpisce il mio viso con deboli schiaffetti, poi mi sorride beffardo. E' giovane non avrà di più di 30 anni.

Il risveglio non è mai dorato.

"Sveglia, hey sveglia! Sveglia!".
 I miei occhi si aprivano lentamente..

Raschiare il fondo fino a rompersi le unghie.

Come un branco di lupi, che scende dagli altipiani ululando o uno sciame di api accanite divoratrici di petari odoranti, precipitano roteando come massi di altissimi monti in rovina.
Il silenzio del volo era stato infranto solo dal mio I-Pad e dal suono della sua musica, la voce unica di Battiato aveva riempito le mie orecchie e rispolverato il mio italiano da ricco. Mio padre era sempre stato fissato con le lingue e ciò mi portava a conoscere oltre all'inglese, il francese, lo spagnolo il tedesco e l'italiano. Ultimamente mi cimentavo anche con l'arabo e il cinese ma con scarsi risultati. I miei risultati scolastici erano sempre stati eccellenti oltrepassando le incredibili grane portate da comportamenti irrispettosi e irresponsabili causati da un uso costante e precoce di droghe. La mia famiglia originaria di fede cattolica aveva la curiosa abitudine di lasciare ai propri figli la decisione di scegliere la propria fede, così mio padre era diventato cattolico come i suoi genitori e mia madre anche. Ma nonostante un tentativo di introdurmi non ero mai stato un religioso e l'unica religione che trovavo interessante era quella ebraica ma per un puro interesse lobbystico e economico.
Il viaggio con Wade era stato molto lungo ed esaustivo. Il suo nuovo programma sarebbe cominciato proprio qui in Italia. Wade conosceva alcune persone che mi avr

domenica 29 maggio 2011

Encefalo

Una nebula sconosciuta avvolge la strada davanti al mio sguardo. Passo dopo passo il mio corpo trasparente come composto da un liquido a me ignoto, attraversa questa lunghissima strada, salite discese, il tempo non esiste, una lunga serie di immagini in movimento che si susseguono come pagine di un album mostrano le mie azioni surreali e inconcepibili. Vedo il mare ai miei fianchi, vedo persone a me care, vedo il miliardario della medicina, Sir Barrimore Matthew Highman, il mio bisnonno, vedo suo figlio, suo nipote..mio padre. Poi vedo me il grande erede, dopo la morte di mia sorella, l'unico rimasto, il maschio. Nessuno avrebbe scommesso un dollaro su di me. Espulso a scuola, drogato, ricoverato, cattive frequentazioni, paparazzato ovunque con volgari e rozze pornostar e puttane di alto bordo, pronte ad aprire le cosce e le narici in mia compagnia. Il figlio maledetto che ogni famiglia ricca si deve meritare!. E poi vedo Wade Barrett. Il mio life coach. Un ex dipendente da sostanze che ha usato la palestra e l'attività fisica per uscire dal tunnel. Lui forse è l'unica persona che ha veramente creduto in me. Certo i 2500 dollari al mese che pagava Boris Highman erano sicuramente un aiuto niente male.
La strada ora è finita. Le figure, decorazione del mondo a me circostante, si sono smaterializzate come deboli segnali televisivi. Davanti a me una sola figura. Kimber. Già, quante sedute da psicologi, quante passeggiate con Wade e quanti pugni al muro e scritte bruciate o dedicato a lei. Perdono, la parola ricorrente era sempre perdono, il poter accarezzare il suo sguardo, la sua pelle e sussurrare in lacrime come il peggiore dei dannati, perdonami Kimber, non è stata colpa mia, il mio cervello, la droga è stato questo. Lei è morta e tu no. Sempre questo ti rimane in testa. La stanza del mio appartamento di SoHo a New York. Il suo corpo inerme a raffreddare ulteriormente quelle piastrelle gelide. Quel maledetto 15 gennaio del 2010. Io fatto e strafatto di Cocaina, come sempre, che vedo quella figura davanti a me, so che dovrei fare qualcosa che dovrei agitarmi, ma ormai l'effetto è finito, sono stanco svogliato, non ho neanche la voglia di alzare il telefono così mi sdraio sul letto e dormo. Capito cazzo? Dormo, dormo cazzo, scappo per la centesima volta dai miei problemi, lascio morire l'unica donna che ho sempre amato per fuggire. Al mio risveglio sono in centrale accusato di omicidio. Poi i soldi e gli avvocati mi salvano il culo mi aiutano a scappare per l'ennesima volta. Gli psicologi l'assunzione del life coach, le cliniche i viaggi, la morte di mia madre le accuse di mio padre, " L'hai uccisa tu! Tu e le tue sporche droghe la tua misera vita, il tuo atteggiamento del cazzo il tuo voler essere al di sopra di tutto e di tutti! La tua vita maledetta, no non è la tua vita maledetta Ethan, è la nostra, la vita che ci costringi a fare è maledetta, i soldi che ci fai perdere sono maledetti, esci fuori da questa casa e non farti vedere, rubami i soldi ma non rubare la vita anche a me. Muori se devi morire ma fallo per una volta in silenzio!".
Lui ha sempre amato il silenzio. Ovviamente quello che dovevi mantenere quando Lui urlava. Quello che dovevi mantenere quando a 7 anni lo vedevi sbattersi una delle tante segretarie sulla sua scrivania. Quello che dovevi tenere quando sbraitava contro mia madre, quando ormai ridotta a mucchio di lacrime e muco le sputava addosso dicendo che Lui doveva sopportare le sue maledette lamentele. Il silenzio che dovevi avere quando lui tornava, dopo averti fatto girare le più prestigiose scuole e ti portava il solito regalino. Il silenzio interiore che hai sempre dovuto tenere quando si comprava anche l'affetto. Che a differenza di ogni genitore lui non reputava un diritto, perché nella sua interiorità e nel suo subconscio era consapevole di ciò che faceva.
" Ethan, Ethan..Apri gli occhi Ethan.."..."Dove...Do..ve...mi...tr..o..vo..?" " Siamo in Israele Ethan, hai avuto un overdose, ti hanno salvato per un pelo, io ho preso il primo volo e mi sono precipitato. Eri in coma, pensavano non ti saresti risvegliato.". Dopo un paio di colpi di tosse provo a domandare: " E..E..Ora?" " Ora Ethan ricominciamo il nostro programma, dopo un paio di giorni che passerai qui per riprenderti, andremo in Italia. Conosco molte persone li e ho intenzioni di svolgere una nuova parte di programma per te, visto che molte cose non hanno funzionato ho intenzione di fare un cambiamento drastico. " "..In..Italia..?..Ma perché proprio lì?..". Lo scoprirai, ora riposati ne riparleremo domani."
Senza neanche sentire la fine del discorso, tornai nel mondo del mistero, teso da cinghie urlanti se e ma. Ma infelice di essere vivo.

mercoledì 25 maggio 2011

Rabbia

Brivido caldo che ti scorre dentro. Il sangue ribolle come la lava di un vulcano. Sentimento di esplosione, come un'erruzione il tuo corpo cambia radicalmente volto perde ogni freno e ogni controllo. I tuoi occhi non sembrano più gli stessi. I tuoi muscoli vibrano come le case dei terremotati. La ricerca del dolore, la voglia di distruggere tutto quello che ti circonda. Il raggrupparsi frenetico dei suoni all'interno del tuo corpo che esplodono in una bomba che non ha nulla a che vedere con un urlo. La voglia di correre correre fino a sentire il tuo corpo chiedere pietà, fino a non sentirlo più. Lo spremersi di ogni tua singola forza negativa nello stesso istante, nel momento preciso, dove ti manca l'ossigeno dove brucia solo il tuo cuore, quella è la rabbia.

lunedì 23 maggio 2011

Dove tutto è nato, dove tutto è in guerra.

Ore Dallas 11.35. Ore Ho Chi Minh City 23.35. Ore Gerusalemme 19.35. Dopo aver alloggiato per circa due giorni in Vietnam sono ripartito con il mio Borsone Louis Vuitton e i Ray Ban per oscurare i miei punti deboli. Ho preso un aereo per il luogo più legato e probabilmente importante della terra. Gerusalemme. Dopo diverse ore di volo sono giunto qui. Un famoso detto dice, a Tel Aviv ci si diverte a Haifa si lavora e a Gerusalemme si prega. Sono dunque qui per pregare?. Probabilmente no. Probabilmente sono qui per riscoprire me stesso come uomo, come persona nel luogo terra, come persona effettiva nel suo essere. Yerushalayim in ebraico. Ūrshalīm in Arabo. La città santa per eccellenza. Antichissima e dalle radici profonde e radicate nel vecchio terreno ebraico o palestinese che dir si voglia.
La mia mente rievoca libri e saggi di poeti e grandi scrittori israeliani. Un nuovo popolo, nato dall'unione di una rabbia, una rabbia radicata nei secoli e sepolta nei meandri delle menti. Il tutto per una folle guerra e per un susseguirsi di persecuzioni su popolazioni in minoranza. La cosiddetta legge del più forte.
Io credo che nelle menti degli israeliani si sia radicato il processo che avviene nelle menti dei serial killer. Si è attratti da ciò che noi stessi abbiamo subito. Uccido perché sono stato ucciso, una cosa molto più complessa ed elaborata della semplice vendetta.
Chissà perché credo di essere così legato a questa terra. Insomma la culla delle religioni che accoglie la culla dell'ateismo filosofico. Forse credo di trovare la mia via, che sembra essere stata risucchiata dai vortici dell'inconcludenza.
Un po' come un Gesù che chiede al padre dov'è la strada da percorrere dov'è il suo destino che probabilmente è superiore anche a ciò che è il Dio stesso, io mi affido all'unico Dio che conosco ovvero la mia interiorità, la mia mente, per ritrovare ciò che ho perduto. Per uscire da questa depressione che mi uccide a poco a poco.
 Chiuso in hotel fisso le vecchie foto sull'I-pad mentre ascolto Moonlight di Beethoven diretta proprio da un israeliano Daniel Baremboim. Per poi accelerare i neuroni della mia mente con un pezzo chiamato Allegro con fuoco del grande Rachmaninov. Rivedo quello che un tempo credevo essere la felicità. Quei volti, quei sorrisi, quelle maschere, quell'eterno nichilismo della paura della morte. La velocità dei loro corpi, l'antichità dei loro volti resa quasi buffa da quei vani tentativi di nascondere. La naturalezza del suo volto. La debolezza del mio volto. Sempre più giù e più veloce. Un drink dopo l'altro. Una sniffata dopo l'altra in bagni degni della nobiltà europea. Il mio volto marchiato dall'insicurezza e da timidi sorrisi, estasiato ed esaltato, il mondo è nelle tue mani. O meglio il tuo cervello è nelle mani della cocaina. Vorresti proprio scoparla, lì in quel momento, fottendotene degli altri, delle regole. Caos. Caos. Caos. Non capisci più niente e riesci solo a guardare tutti volteggiare davanti a te, in quella follia di capitalismo e squilibratezza che aleggia in quella sala. Chiudi gli occhi e li riapri lentamente in cerca della fine del sogno e invece sei solo più confuso più dipendente più squilibrato. Applausi. Applausi. Flash. Applausi. Applausi. Flash. Applausi. Applausi.
Sudore. Inchino.
Mi accorgo del pianto e del sudore marcio che mi avvolge solo allo stacco imponente della musica. Riconnetto lentamente la spina e guardo l'orologio un Breguet Classic 7737, una luna sorridente mi fa capire che è molto tardi.
Chopin mi ricaccia in fondo al mare. Tuo padre. Chi è tuo padre?. Un maestro?. Un genio?. Una copia sbiadita?. Una testa di cazzo?. Chi è?. E' semplicemente ciò che ti ha reso quello che sei, la figura che per anni con i tuoi eccessi con i tuoi sbalzi di umore, con le tue follie e le tue passioni hai tentato di cancellare dalla mente di chi ti seguiva di chi non ti capiva. Sei stato sommerso esattamente com'era prevedibile dalla paura di non farcela di non reggere tutto quel peso. Psicologi e terapisti ti hanno solo guidato all'interno di un labirinto di difese e nuvole che tu stesso hai creato.
Probabilmente chiunque conosce lo studio di proporzionalità di Leonardo da Vinci. Io credo che il mio corpo in questo momento si stia portando all'estremo. Allo studio della proporzionalità della sua mente.
Down on the corner. Su e giù. 100. 110. 120. 130. 140. 150. Sono morto. 170. Flessione dopo flessione mando a fanculo il mondo che mi ha creato, persona dopo persona. Io sono il nuovo voi siete il vecchio. Io ho preso il mio futuro in mano e l'ho buttato nel mio caos. Che si fotta!. Ma chi cazzo è per decidere di me?. Un'altra striscia. Niente più pulizia. Prima che tutto vada a puttane..riesco a prende l'Iphone..Chiamo Barrett.
" Vieni qui cazzo..". " Ma che cavolo vuoi a quest'ora Ethan ? E soprattutto non so neanche dove sei e perché dovrei venire!" " Siccome sto spendendo circa 20 dollari al minuto, ho appena sniffato 5 strisce di cocaina colombiana purissima mi sto sballando nella città santa con i Creedence Clearwater Revival a tutto volume nella testa e ho fatto 200 flessioni per mandare a puttane il mondo necessito di un tuo arrivo immediato!" " Cazzo, cazzo. Pensavo avessimo almeno superato questo momento. E soprattutto che cazzo ci fai a Gerusalemme?!? E come faccio a venire li ora? Non posso. Cazzo. Piantala dormi e appena puoi torna negli Stati Uniti!" " No se non vieni mi butto da questo fottuto Hotel, mi taglio le vene e mi sparo in testa hai capito cazzo di Barrett di merda..". Il buio avvolge la mia testa. E' finita?. Forse sono finalmente morto...Forse..Forse..

sabato 21 maggio 2011

Rinascita 2.0

150, 200, 220, 250. La strada sembra non finire mai. 255,260,270. Brusca frenata la ceramica sfrega contro il disco delle grosse ruote gommate P Zero e la Carrera Gt si ferma.
Respira profondamente dal naso e butta fuori dalla bocca. Dai Ray Ban Wayfarer scuri guarda il deserto che ti circonda e calcola le tue cazzo di intenzioni, mi stai rompendo il cazzo con tutte queste malinconiche frenate improvvise mi sembra di testare le cinture di sicurezza mi fai sentire un fottuto manichino!. Già parlare da soli, a volte mette allegria, darsi risposte creare grandi racconti, tutto qui dentro la tua testa, nel tuo mondo, come lo vuoi tu. Anarchia e dittature in volume unico e consolidato come la mente. Sono uscito ho deciso di uscire, ho un borsone Louis Vuitton con un po' di vestiti, documenti, carte di credito, contanti, insomma tutto l'occorente che servirebbe ha chi va in vacanza. Ma io dove sto andando? Così in macchina un trentatrenne in cerca di avventura. Sembra più che altro un racconto comico, un povero disperato che cerca la rinascita tra le strade desertiche degli Stati Uniti d'America, yes we can!.
Attimo dopo attimo sento il sudore che scivola dai miei capelli tirati indietro anni 60 con chili di gel e un vecchio pettine, la barba scura tenuta bene occupa il mio viso come una casa abusiva. Sono qui che non capisco che cavolo ci faccio e penso a idiozie filosofiche che stanno solo a spaccare la mia mente in mille pezzi oltre i mille che già da tempo la occupano.
Bene ho continuato a viaggiare per circa 15 ore e sono aeroporto di Dallas Fort Worth. Ho messo la Porsche in parcheggio da 7 dollari l'ora e osservo le destinazioni. Dubai, Shangai, Nuova Delhi, Miami, Rio de Janeiro, Toronto, Parigi, Londra, Mosca. Il mondo mi scorre elettronicamente davanti. Il battito del mio cuore si ferma ad singolo e lunghissimo respiro che il mio corpo rilascia. Una volta spesi i miei 3500 dollari preso i biglietti e accomodato in Business Class Lufthansa chiudo gli occhi  e mi lascio trasportare da Morfeo.
Poco dopo da Francoforte parto per Ho Chi Minh all'aeroporto Tan Son Nhat con la Vietnam Airlines. Arrivato posso cominciare il mio viaggio. Ma siccome la stanchezza e tanta comincio alloggiando al mio Hotel. Il Park Hyatt Saigon hotel andrà bene.

mercoledì 18 maggio 2011

Star Liner. Dove il tempo si perde nella mente.

Sono qui seduto che fisso il giardino in posizione Padmâsana. Attraverso il vetro che si trova davanti a me vedo: un giardino, fiori molti fiori, una piscina abbastanza grande e profonda di forma rettangolare, un po' di alberelli da frutto con il mio splendido ciliegio a comandare una strana costellazione di altri piante, infine la mia Porsche Carrera GT grigia metallizata a concludere. Il tempo scorre nella mente come le foglie cadono da un albero, con cambi di ritmo e di direzione che sembrano all'ordine del giorno. Una frequenza massima, un incisività sconosciuta.
Nelle casse JBL risuona l'album Forty Licks dei Rolling Stones, la prima canzone del disco 1, Street fighting man. Le corde di Keith Richards vibrano soavi e cattive allo stesso tempo, creando una sorta di atmosfera soft rock.
Ogni angolo che il mio sguardo coglie silenzioso sembra allargare il suo spazio di appartenenza all'interno della villa. Oggetti da ogni parte del mondo coprono silenziosamente gli impolverati scaffali. Un vecchio stemma della Juventus penzola dalla finestra. Gimmie Shelter. L'I-Pad sceglie con cura la seconda canzone del CD.
La mia posizione sembra eterna. Piano il mento comincia a oscillare su e giù come in prenda ad un viaggio sulle montagne russe e il mio collo fosse quello di un gongolotto. La musica comincia a far viaggiare la mia mente meglio che con il crack e le noie e le stanchezze sono dimenticate per un attimo. Il regista che c'è in me comincia a immaginarsi il suo Eden personale, i suoi sogni, i suoi desideri. Un assolo regala brividi lungo la schiena, i miei tatuaggi sembrano prendere vita, la concentrazione è a un livello tale che mi sembra quasi di sudare a stare perfettamente immobile. Prendi coscienza di te stesso Ethan, prendila adesso, afferrala con le tue mani potenti che hanno progettato per anni, cercala prendila come fosse la donna dei tuoi sogni, lo scrigno del tuo eterno amore...Piano come la musica che ormai non si sente più il sogno svanisce finché la terza canzone risuona come una sveglia con una potente scarica musicale.
Come a scorrere il proprio labirinto interiore viaggio. Mi immergo nel mio oceano, cerco il pesce più grosso, apro il manuale della mente parte 1 e guardo cosa riesco a trovare. Lo zero assoluto. Poi di scatto mi alzo, con un colpo di frusta ai miei addominali mi lancio verso il retina display e clicco stop. Mick Jagger sparisce per diversi lunghi attimi. La sonata numero 14 per piano di Beethoven risuona nell'aria. Daniel Baremboin placa ogni mio istinto suicida, violento, coca dipendente, che mi assale. Il risultato è pura poesia. Un po' come quella musica classica così virtuosa e aristocratica da farmi quasi sentire un europeo fallito.
Mi sdraio sul mio morbido divano e chiudo gli occhi per l'ennesima volta.
Lei si muove delicatamente In quella nebula di luci e incertezze. Il suono simile a quello di una vecchia radio che fa fatica a risuonare nell'ampio spazio spezza l'incantesimo, i Pink Floyd con wish you were here mi fanno ricordare il suo volto, gli occhi così perfetti da sembrare non spegnersi mai. Pioggia di emozioni sul mio immotivato sorriso. Le mani che attraversano immagini sfumate. Forse ho fallito o forse ho solo perso. Ho perso la scommessa con il fato. Mi ero promesso di non farti scappare e invece sei scappata. Chissà se questa volta il dado che tirerò sarà finalmente dalla mia parte. Osserva quell'immagine attraverso gli specchi della mente, non ricordarla più, lei è finita, come sei finito tu  Highman. Mi prenderò la mia vendetta con il tempo, lo eliminerò dalla mia vita, lo farò sparire, lo farò tornare al suo stato di soggettività eterna che meglio lo rispecchia. Shine on you crazy diamond.
Avete mai provato a sentire il vostro respiro? Sembra una macchina che non funziona, sbalzi d'aria su e giù. La vita è un po' come il respiro, così incredibilmente eccezionale, quanto alla vista così imperfetta è incompleta.

martedì 17 maggio 2011

Un nuovo corpo, il dolore dei ricordi, la forza della cattiveria.

Il sole non brucia più il vento. La polvere vola via come il terreno arido nei momenti di quiete. Ogni strato della mia pelle ricamata come un antico manoscritto vibra come in preda a terrore. Forse è l'astinenza da cocaina, forse sono i momenti di assoluta svogliatezza che adombrano questi momenti. L'ipad e lì immobile che mi fissa con il suo sguardo da 800 $. Il sapore dell'ultimo Red Bull mi ricorda le prime fragole estive, ma quel sapore è oscurato dall'aggiunta del ricordo della plastica bruciata di cui sanno gli additivi. Il sonno combatte con la caffeina in un eterno scontro impari mentre mandrie di analisti e medici cercano il suo profondo e ignaro significato. I capelli, un piccolo manto scuro mal curato rivestono il bollore della mia scatola cranica. Il 46 pollici Sharp Quatron guarda sconsolato l'Ipad come per cercare un'ignara risposta alla mia totale non curanza supportata da una profonda svogliatezza cronica che aleggia nell'aria.
Prendete me, un ex star, un volto televisivo, un simbolo della società moderna, dell'era dell'HD, del boom della Apple, della crisi di Starbuck's, del GF, della lotta al terrorismo islamico, del primo presidente nero ecc ecc. E poi prendete una persona qualunque. Ecco, perché io non sono una persona qualunque?. Un ex drogato cocainomane che vive da giorni segregato nella sua grossa casa maledettamente moderna e troppo elettrica, piena di sporco e cibo ovunque. Perché? Non ne ho idea, sono giorni che cerco la risposta ma non ne ho idea.
Il mio I-Pad ha riempito il mio udito del miglior rock e blues esistente sul pianeta terra, eppure le mie dita hanno toccato il Macbook Pro 17 pollici sono una volta. Per scrivere il mio testamento. Io Ethan Highman lascio tutti i miei averi materiali e non a me stesso Ethan Highman quello normale quello che non è famoso, quello che sta scrivendo adesso, quello che esce anche senza Ray-Ban e scialle Gucci, quello che sta bene anche senza questo Macbook insomma quello che da quasi un fottuto anno è uno Straight edge !. Niente più coca, niente più sesso ovunque, niente più alcool. Anche se questa regola del cazzo la infrango sempre. Non posso rinunciare alla mia Carling Black Label. Purtroppo.
Sono giorno ormai che non esco di casa. Ho una barba incolta che mi affossa il viso rendendolo quasi smunto e morto. Gioco a fare il McEnroe con me stesso davanti allo specchio in una rivisitazione di Taxi Driver che mi deprime. "You can not be serious!" il mio volto immobile. "Please tell me, please!". Sempre immobile.
Forse l'Ethan che vedo adesso, l'Ethan ricoperto di tatuaggi, l'Ethan che legge un sacco di libri che si fa una cultura nell'enciclopedia globale e globalizzata che è internet, è una nuova star, a modo suo.
Forse sono solo una persona decaduta che cerca il suo futuro.
Il fato di Ethan Highman. Per ora è di una vita agiata. Niente bisogno di soldi (il mio conto in banca straborda di risparmi e i profitti dei marchi creati lo tengono sempre tonico) nessun bisogno fisico impellente da soddisfare (il mio allenamento fisico giornaliero seguito da lunghe partite su Poker Everest arricchiscono la mia mente e il mio fisico già muscoloso e perfettamente delineato) il sesso quando serve non manca (le amiche e le fan non mancano) insomma più di un fato la mia via lastricata dei buoni propositi che mi si pone davanti porterà anche all'inferno ma sembra decorata di platino. Eppure da un paio di mesi a questa parte, non sono più lo stesso, un mutamento radicale e kafkiano aleggia nel mio corpo, nei miei tessuti, nella mia mente. E' tutto un susseguirsi di scosse come se un Pacemaker esterno guidato a comando decidesse che all'improvviso il mio corpo martoriato dal successo dovesse tornare a essere normale e perfetto. Una sana conversione laica. Giusto per rendere la vita più ossimorica.
Un altro giorno sembra avvicinarsi nei meandri di questa notte buia, eppure i tuoi sogni che illuminano la strada in quel bosco nebuloso e impervio, sono solo luci bianche e innocue che non vedono la strada, vedono soltanto ciò che le circonda.
Bang sonno 1 caffeina 0.

venerdì 13 maggio 2011

Salve

Salve, sempre che ci sia ancora qualcuno che passa di qui, avrei intenzione di chiudere questo blog, cioè esisterà ancora ma il mio nuovo e unico blog sarà questo Heath's Place lo troverete sul mio profilo se vi interessa, un saluto ai cari lettori.

Californication by Heath's Place